Psicologo per adolescenti, quando andarci? - SPP Milano
La parola “Adolescenza” deriva dal participio presente del verbo latino adolescere “che sta crescendo, che si sta nutrendo”; la parola adulto invece deriva dal participio passato della stessa radice e significa “che è cresciuto”. L’adolescente è in una fase di mezzo tra il bambino e l’adulto, non appartiene propriamente a nessuna delle due fasi ed è proprio questa dimensione di passaggio, in movimento che ci permette di dare un senso alla complessità di ciò che un ragazzo/a sperimenta.
È un periodo caratterizzato da profondi cambiamenti a livello corporeo, cognitivo, socioemotivo e interpersonale. I ragazzi si trovano a dover affrontare diversi compiti evolutivi che li preparino alla vita adulta e che possono essere raggruppati in quattro categorie: cambiamenti a livello cognitivo, movimenti verso l’indipendenza, formulazione dell’identità (e lo sviluppo dei valori morali) e la sessualità.
Tutte queste trasformazioni e passaggi evolutivi rendono questo periodo estremamente fecondo e creativo ma al contempo provocano stati di crisi a causa dell’intensa ambivalenza che caratterizza la mente dell’adolescente. Al disorientamento vissuto dall’adolescente fa eco quello vissuto dai genitori, che, come parte dello stesso sistema familiare, si trovano a dover affrontare un’impresa evolutiva congiunta (Scabini, 1995) che comporta un profondo cambiamento per tutto il nucleo.
I genitori sanno che il bambino non c’è più e sta nascendo qualche cosa di nuovo; l’adolescente prende distanza dalla sua immagine infantile e dai suoi genitori che ne sono rappresentanti. Nel conflitto con i propri caregiver, e con l’autorità in generale, l’adolescente esterna sentimenti di ambivalenza tra il perdere e non perdere la propria immagine infantile, tra tornare indietro e andare avanti, tra il rifiuto del mondo adulto da cui dipendere e la necessità di figure guida che li aiutino in questa fase di crescita e nel processo di individuazione.
L’adolescente si chiede “chi sono io?” perché in questa fase tra spinte biologiche della pubertà, psicologiche e sociali avviene il processo di costruzione dell’identità. È compito del ragazzo/a elaborare le trasformazioni corporee, psichiche e del contesto in cui vive e dare un significato a questa trasformazione.
Il processo di identificazione e riconoscimento, di definizione di ruoli, di un sé sociale e di una identità sessuale non è un percorso che si svolge in solitudine, ma è determinato dal riconoscimento da parte degli altri e per questo il gruppo dei pari assume un ruolo centrale.
Questa fase si conclude con la costruzione di un’identità stabile, coerente e separata, ma l’ambivalenza e i conflitti di questo periodo possono generare un blocco evolutivo caratterizzato da sentimenti di inferiorità, inadeguatezza, confusione di ruoli, dispersività e disorientamento che possono portare l’adolescente a non riuscire a superare i compiti di sviluppo che deve affrontare.
Quando un ragazzo / una ragazza ha bisogno dello psicologo?
Durante l’adolescenza momenti critici, crisi, conflitti, comportamenti impulsivi, apatia possono essere temporanei e avere un esito ed un’evoluzione positiva, ma possono anche cronicizzarsi e perdurare nel tempo portando il ragazzo a non riuscire a svolgere e affrontare le situazioni che caratterizzano la sua vita: andare a scuola, studiare, frequentare amici, avere relazioni con persone fuori dalla famiglia, coltivare interessi, esplorare la sessualità e l’affettività.
Inoltre, si possono manifestare segnali di disagio e/o l’emergere di sintomi: ansia, somatizzazioni, pensieri ossessivi, attacchi di panico, autolesionismo, forte impulsività e aggressività, isolamento e ritiro sociale, sintomi depressivi, abuso di sostanze, disturbi alimentari, tentativi di suicidio. Questi aspetti devono essere ascoltati e osservati con attenzione e non banalizzati, minimizzati o criticati; il sintomo per l’adolescente rappresenta il modo per affrontare la fragilità che lo ha sopraffatto a causa dello stallo evolutivo (Lancini, 2018).
Non essendo ancora completata la maturazione della corteccia prefrontale (regione cerebrale implicata nella cognizione sociale e nella mentalizzazione) l’adolescente tende ad agire i propri stati emotivi, senza una riflessione sulle possibili conseguenze, piuttosto che trasformarli in parole.
“Nei casi più drammatici, il sintomo rappresenta il tentativo estremo di salvaguardare la propria integrità psichica, di non essere mangiato vivo dal dolore, di riuscire a tollerare una sofferenza che spingerebbe ad azioni ancora più gravi o a rifugiarsi in stati mentali francamente patologici” (Lancini, 2018).
L’adulto ha il compito di comprendere il senso del messaggio, decodificarlo e accompagnare l’adolescente verso il riconoscimento di un bisogno d’aiuto.
Come convincere mio figlio / mia figlia ad andare dallo psicologo?
Varcare la soglia di uno studio pubblico o privato per incontrare uno psicologo o psicoterapeuta è un’azione coraggiosa e come tale deve essere riconosciuta e valorizzata. Entrare in una stanza per parlare di sé ad uno sconosciuto non è mai facile e presenta sempre delle aspettative spesso confuse e non ben definite.
Negli ultimi anni la cultura generale e la sempre maggiore diffusione degli sportelli psicologici all’interno degli Istituti scolastici hanno contribuito a diffondere una percezione differente del supporto psicologico, come risorsa e non più come tabù. Gli studenti possono accedere a questo servizio, che seppur breve e limitato nel tempo può aiutare a formulare una richiesta di un supporto anche esterno al contesto scolastico.
Alcuni adolescenti possono rifiutare in modo esplicito l’aiuto psicologico per diversi motivi: imbarazzo, vergogna, conflittualità con i propri genitori, senso di colpa, cultura e/o storia familiare. In questi casi è importante che l’adulto mantenga un atteggiamento di disponibilità ed ascolto e possa valutare di richiedere una consultazione psicologica per sé e sulla propria funzione genitoriale fungendo da modello per il proprio figlio.
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Dr.ssa Rachele Piperno - Centro Clinico SPP Milano dell'età adulta