Che cos’è l’inconscio?
Con il termine inconscio si intendono i processi mentali che non sono riconosciuti o percepiti dalla coscienza. Possiamo quindi definire inconscio ciò che è mentale ma non cosciente. Credo che sia utile iniziare questa discussione dell’inconscio esponendo una breve distinzione concettuale tra tipologie di inconscio.
Quanti tipi di inconscio ci sono?
Direi che possiamo distinguere due tipi di inconscio:
- • l’inconscio cognitivo e
- • l’inconscio psicoanalitico.
Il concetto di inconscio cognitivo fa riferimento a tutti quei processi cognitivi inconsci che sono di competenza della memoria procedurale. Quest’ultima è caratterizzata dal fatto che, anche se noi possiamo ricordarci come si siano costituite nella nostra mente le procedure che sottendono ad essa, perché ne eravamo coscienti, non possiamo ricordarci i suoi contenuti. Per questo motivo possiamo considerare le abilità procedurali come delle attività mentali inconsce a tutti gli effetti per le quali, però, non esiste un agente mentale che possa essere riconosciuto come responsabile di tali attività.
Ciò nonostante, le abilità procedurali restano fondamentali per costruire, dentro di sé, un’esperienza del mondo e di se stessi che sia coerente e ben organizzata.
Per farci un’idea di come funziona la memoria procedurale, possiamo pensare a come tutti noi digitiamo le lettere alfabetiche, sulla tastiera del computer, rapidamente e senza dover ricordare esplicitamente come sono disposte sulla tastiera stessa. Lo stesso accade per altre abilità come andare in bicicletta, guidare la macchina, camminare, darsi un bacio, abbracciarsi.
L’inconscio psicoanalitico è caratterizzato dal tratto essenziale per cui da esso provengono delle potenti motivazioni che influenzano le emozioni, i pensieri e i comportamenti che ognuno di noi manifesta nella vita cosciente. Questo anche se tali motivazioni non sono in grado di diventare coscienti. Ci occuperemo di questo inconscio nel prosieguo dell’articolo.
Chi ha introdotto il concetto di inconscio?
Il concetto di inconscio si fa avanti secoli e secoli prima di Freud, essenzialmente in due discipline: nella medicina, in particolare nella neurologia, e nella filosofia.
Per quanto riguarda la medicina si può pensare agli studi teorici e alle applicazioni terapeutiche dell’ipnosi, tecnica utilizzata anche da Freud per curare le sue pazienti isteriche ma da lui poi abbandonata in favore della scoperta del metodo psicoanalitico vero e proprio.
Rispetto alla filosofia, in differenti filosofi è possibile ritracciare il concetto di inconscio, anche se nei loro studi non compare mai la parola inconscio. Da Leibniz e Hume che definiscono come l’azione di processi psichici inconsci, più di ordine cognitivo, organizzi la nostra esperienza, a Schopenhauer e Nietzsche che propongono una visione più motivazionale dell’inconscio.
Le straordinarie anticipazioni del concetto di inconscio ad opera di questi filosofi, tuttavia, restano ben lontane dai caratteri assolutamente originali della concezione freudiana dell’inconscio.
Che cosa dice Freud sull’inconscio?
Nella visione freudiana dell’inconscio, le motivazioni derivano dall’azione delle pulsioni. Le pulsioni, a loro volta, subiscono una trasformazione in rappresentazione, ossia in una “messa in forma”; se non trasformassimo le pulsioni in rappresentazioni pulsionali non potremmo mai sapere nulla di esse e saremmo in uno stato di puro meccanicismo.
Il nucleo dell’inconscio è, quindi, costituito dalle rappresentazioni pulsionali che, da un punto di vista quantitativo, potremmo concepire come delle quantità fluttuanti di energia che, avendo raggiunto un certo livello di intensità, cercano una scarica. Questa loro spinta alla scarica fa sì che l’inconscio freudiano venga a costituirsi come un inconscio “dinamico”.
Per Freud, nell’inconscio la carica energetica trascorre da una rappresentazione all’altra mentre nella coscienza ogni carica tende a rimanere legata alla sua rappresentazione.
Alcune delle caratteristiche del funzionamento mentale dell’inconscio, come definito da Freud, sono:
- - l’atemporalità: i processi del sistema inconscio non sono ordinati temporalmente, non hanno alcun rapporto con il tempo;
- - l’assenza del principio di realtà: i desideri che abitano l’inconscio seguono il principio di piacere, non il principio di realtà;
- - l’assenza di contraddizione: nell’inconscio gli elementi contraddittori sono piuttosto compatibili e coesistono l’uno accanto all’altro;
- - le parole considerate come le cose: nell’inconscio non viene mantenuto il collegamento del simbolo con la classe di eventi ai quali si riferisce; il simbolo è trattato come se fosse la rappresentazione di una cosa concreta perché non ha una qualità astratta.
Che differenza c’è tra conscio e inconscio?
Nella prima descrizione freudiana dell’apparato psichico (definita prima topica), Freud propone la suddivisione dello stesso in tre sistemi:
- - l’inconscio, formato dai contenuti psichici ai quali è interdetto l’accesso alla coscienza per effetto della censura psichica;
- - il preconscio che permette ai contenuti inconsci di accedere alla coscienza solo dopo averli sottoposti a delle modificazioni che li rendano accettabili per la coscienza; è il punto cerniera dove avviene il collegamento con la parola e il linguaggio;
- - il conscio o la coscienza, è il luogo della nostra consapevolezza ed è formato dai contenuti psichici dei quali ognuno di noi è consapevole, momento per momento; esso riceve sia le informazioni fornite dal mondo esterno, sia le informazioni fornite dal mondo interno.
Riprendendo quanto abbiamo detto nel precedente paragrafo, possiamo dire che si assiste al seguente percorso:
pulsione – rappresentazione della pulsione nell’inconscio - denominazione della pulsione nel preconscio – accesso alla coscienza.
Il passaggio da un sistema all’altro sistema necessita di un processo di traduzione/trasformazione in una forma comprensibile alla coscienza. Ad esempio: un sogno proviene dall’inconscio, assume una forma rappresentativa nel preconscio e poi viene raccontato a livello cosciente.
In seguito, Freud legherà la coscienza all’Io (anche se per lui con coinciderà con l’Io), sottolineando come, seguendo il suo modello teorico, l’Io cosciente si illuda di padroneggiare in piena libertà i propri desideri e pensieri perché, in realtà, le motivazioni reali si trovano nell’inconscio.
Come si esprime l’inconscio? Quando agisce l’inconscio?
L’inconscio è inconoscibile; di esso possiamo solamente cogliere i suoi derivati, ossia le modalità con cui si manifesta, alcune delle quali sono:
- - il sogno,
- - il sintomo,
- - il lapsus.
Attraverso di essi è possibile risalire al desiderio inconscio che anima la nostra vita.
Cosa significa conoscere l’inconscio? Come si fa a conoscerlo? Come si cura l’inconscio?
Per recuperare l’inconscio non basta trasferire i contenuti dell’inconscio nella coscienza perché si tratta di due registri che sono diversi dal punto di vista qualitativo. I contenuti dell’inconscio, per poter essere integrati nella coscienza, devono farsi linguaggio, ad opera del preconscio.
Tale trasformazione è possibile soltanto attraverso l’esplorazione delle manifestazioni dell’inconscio, attività cardine dell’approccio psicoanalitico, illustrato nel nostro precedente articolo.
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Dr.ssa Donatella Rattini - Centro Clinico SPP Milano dell'età adulta