Tristezza, un'emozione grazie a cui evolvere
Tristezza, come si può definire?
Definire la tristezza non è né facile né immediato, ogni persona la associa a un vissuto o un ricordo diverso. C’è chi la considera un’emozione negativa e chi, al contrario, la abbraccia e la vive come un momento di intensa crescita.
Procedendo per ordine, si può partire affermando che la tristezza è un’emozione e come tale è fondamentale per l’esistenza. Tutte le emozioni, infatti, sono state e sono importanti per la sopravvivenza in quanto forniscono informazioni utili su situazioni potenzialmente dannose o pericolose e ci permettono di capire i nostri bisogni, i nostri desideri e le nostre preferenze.
Quanto dura un periodo di tristezza?
Generalmente le emozioni accompagnano i momenti della vita e si alternano. Di conseguenza, i momenti di tristezza sono intervallati da altri di gioia e viceversa. La gioia, ad esempio, non è assoluta poiché può essere accompagnata da attimi di rabbia, tristezza, disgusto, ma non per quello i bei momenti perdono valore e la vita, proprio perché non statica, non dovrebbe essere ricondotta solo ai momenti felici.
Tra tutte le emozioni, quella che più spaventa, è indubbiamente la tristezza, dal momento che sembra coglierci sempre alla sprovvista, mettendoci di fronte all’incapacità di controllarla. Andando ad indagare l’origine del timore associato ad essa, si scopre che ha un peso notevole perché ci mette in relazione all’altro, in particolar modo al bisogno di averlo accanto.
Bowlby, teorico dell’attaccamento, conferiva alla tristezza un ruolo importante per la sopravvivenza. A tal proposito riteneva che finché il bambino ha il genitore accanto si sente sicuro di poter esplorare il mondo circostante. Quando, invece, il bambino non trova più il genitore vicino subentra la tristezza, che lo spinge a rimediare a questa perdita, ad esempio andando a cercarlo. È per questa ragione che la tristezza è un’emozione correlata all’attaccamento e ne permette il corretto funzionamento. Dunque, il lato positivo delle tristezza è che, in altre situazioni di perdita di qualcosa di importante, spinge la persona ad attivarsi per cercare una soluzione.
Come nasce la tristezza?
Come detto precedentemente, la tristezza è un’emozione correlata all’altro e si presenta nel momento in cui quest’ultimo viene a mancare, ma i motivi che la provocano possono essere svariati e soprattutto soggettivi. Ci si può sentire tristi di fronte alla perdita di una persona cara, a seguito della fine di una relazione, oppure per il fallimento di un importante progetto di lavoro.
Di fronte alla tristezza e al connesso timore che possa non essere passeggera, si cerca di correre subito ai ripari provando a scacciarla via, negandola e a volte concentrandosi su qualcosa che possa in qualche modo farci sentire felici, ma il dolore non compreso non sparisce, anzi rimane più a lungo. Non esiste un modo per guarire dalla tristezza, se non quello di darle una possibilità e accettare che non ci sono emozioni più importanti di altre e che la tristezza serve quanto la felicità.
È importante, quindi, essere consapevoli che le emozioni non sono distruttive ma evolutive, che rappresentano un’utile risorsa per il cambiamento interiore. Dunque, entrare in contatto con le emozioni, permette di comprendere di cosa abbiamo bisogno, o cosa ci rende tristi ponendoci l’obiettivo di cambiare.
Che differenza c’è tra tristezza e depressione?
Tristezza e depressione non sono analoghe, sebbene chi soffre di depressione presenti un umore triste. La prima, innata e comune a tutti, costituisce una risorsa adattiva per l’individuo. La depressione, invece, è un disturbo psicologico che impedisce alla persona di entrare in contatto con i propri bisogni e con il mondo esterno in maniera efficace.
Lo stesso Freud ne sottolineava la differenza, rilevando che la tristezza ha strettamente a che fare con la perdita o con il lutto ed è uno stato transitorio, mentre la depressione è in genere associata ad altri sintomi quali apatia, indifferenza e disperazione, che conducono la persona a perdere gradualmente un contatto autentico con sé stessa e con la realtà.
Per concludere, si pone l’accento sull’importanza di non generalizzare, in particolar modo per quanto riguarda la depressione. In caso di dubbi, per sé stessi e per altri, è sempre opportuno rivolgersi ad un professionista al fine di affrontare la situazione con giuste informazioni e con gli strumenti idonei.
Lo stesso vale per la tristezza, se ci si dovesse rendere conto di non riuscire a superare un momento triste, non ci sarebbe niente di sbagliato ad ammetterlo e chiedere aiuto, con la consapevolezza che non tutti reagiscono allo stesso modo di fronte a qualcosa che li rende tristi. Una psicoterapia, ad esempio, può aiutare la persona a gestire meglio le emozioni, comprendendole e lavorando per il corretto equilibrio di esse.
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Dr.ssa Annunziata Altieri - Centro Clinico SPP Milano età adulta