Rabbia repressa - Psicoterapia
La rabbia è un’emozione universale, che tutti hanno provato più volte nella vita. Come tutte le emozioni, anche la rabbia, se viene vissuta in modo disfunzionale, può causare problemi nelle relazioni della vita di tutti i giorni: una rabbia esplosiva può causare la fine di una relazione sentimentale, o di amicizia, così come una rabbia repressa può influire negativamente anche sulla salute psicofisica. La società in cui viviamo spesso ci fa vivere questa emozione in modo ambivalente: se da una parte questa emozione difende il nostro Sé e agisce come protezione da probabili attacchi esterni, dall’altra parte può essere vissuta come un atto aggressivo verso terzi e quindi capace creare conflitto nelle relazioni interpersonali.
In questo articolo ci soffermeremo principalmente sulla rabbia repressa, quella non espressa. A differenza della rabbia aggressiva, dove la distruttività, la vendetta e l’esplosività fanno da padroni, nella rabbia repressa troviamo più forme di manifestazione passiva: spesso la persona tende ad autocriticarsi fortemente e accettare ogni critica come se fosse vera per sé, tende ad essere eccessivamente disponibile verso l’altro e allo stesso tempo a rifiutare l’aiuto quando viene offerto; inoltre la persona tende a controllare inconsciamente questa emozione nascondendosi dietro indifferenza o “falsa compiacenza”. Vediamo ora quali possono essere le cause e le conseguenze di questa emozione, e quando questa viene associata a disturbi dell’umore e disturbi d’ansia. Inoltre, vedremo anche in che modalità questa rabbia repressa viene vissuta nel periodo dell’infanzia, e eventuali test psicologici per valutarla, oltre che dei possibili rimedi di natura omeopatica.
Rabbia repressa, cause e conseguenze
Quando parliamo di rabbia repressa dobbiamo necessariamente anche parlare della tendenza, spesso inconscia, di inibire le proprie emozioni. Una persona che inibisce le proprie emozioni spesso si trova a vivere dentro di sé una scissione: le emozioni buone vengono valorizzate e premiate, le emozioni cattive vengono punite e confinate in un angolo del nostro inconscio. Durante l’infanzia, le figure genitoriali, hanno il compito di valorizzare anche quelle emozioni negative, tra cui la rabbia, che il bambino sperimenta. Se ciò non avviene, se il genitore trasmette la sensazione al bambino che la rabbia non è ben accolta, quest’ultima potrà svilupparsi negli anni in comportamenti disfunzionali quali rancore, aggressività passiva o espressa verso sé e terzi.
Come sosteneva S. Freud: “Le emozioni represse non muoiono mai. Vengono sepolte vive e prima o poi usciranno nel peggiore dei modi.” Reprimere ciò che si prova non equivale a non sentire quella emozione che disturba e provoca dolore nella persona che la sperimenta. Molto spesso, la paura di offendere una persona amata o la paura si mostrarsi vulnerabili, può indurre la persona a reprimere una parte di sé, con il risultato di ingoiare quella emozione che prima o poi troverà il modo di tornare alla luce probabilmente attraverso una sintomatologia ansiosa o depressiva. Infatti, l’intreccio di mente e corpo fa sì che ciò che non viene espresso a livello emotivo, venga canalizzato a livello corporeo.
Rabbia repressa associata ad ansia e attacchi di panico
Molto spesso, quando si sperimentano sintomi ansiosi o attacchi di panico, la persona che li vive si trova a non comprendere le motivazioni che hanno scaturito quell’ansia o quel panico. Le emozioni represse, tra cui la rabbia, possono essere delle possibili cause di questi sintomi. Questo avviene perché a volte si tende a vivere le emozioni come qualcosa di disconnesso dalla nostra mente e dal nostro corpo. Se è vero che molte persone riescono a trattenere la rabbia, è anche vero che quest’ultima troverà il modo di palesarsi. Una persona che tende a non esternalizzare la sua rabbia, per non ferire l’altro o per mostrarsi sempre calmo, inizierà a covare dentro di sé un forte senso di rancore, e desiderio di riscatto: inibire tutte queste emozioni non farà altro che spostare questo malessere sul corpo, descrivendo una sintomatologia che va dagli attacchi di panico all’ansia generalizzata.
I disturbi d’ansia, in generale, hanno come caratteristica principale la paura di perdere il controllo: in quest’ottica, la rabbia è un’emozione che deve essere controllata, e in alcuni casi, repressa. La persona sente che l’ansia non ha una forma o una causa precisa, perché non riesce ad accedere all’emozione che è nascosta dietro il sintomo della tachicardia, o dell’agorafobia, o della paura di morire. Riuscire a comprendere che la rabbia, al pari di tutte le altre emozioni, fa parte dell’essere umano è il primo passo verso l’accettazione e l’integrazione di tutte le parti del Sé.
Rabbia repressa associata a depressione
Quando parliamo di depressione è comune parlare di una sintomatologia che comprende tristezza, calo dell’umore, senso di vuoto e solitudine, sentimenti e pensieri negativi. Ma, altre volte, la depressione può essere espressa in un modo insolito: la persona prova irritabilità, rabbia, frustrazione, senso di insoddisfazione ecc.. In quest’ultimo caso, la depressione può essere letta come espressione di una rabbia che è rivolta verso il proprio Sé, quindi verso l’interno. Il collegamento tra rabbia e depressione è molto articolato: la depressione non è solo un disturbo classificabile come “disturbo dell’umore”, ma è anche una difficoltà di regolazione delle proprie emozioni. Le teorie evolutive della depressione suggeriscono infatti che, le componenti fondamentali della depressione sono proprio la rabbia repressa e il sentimento di intrappolamento. Quindi, ciò significa che una mancata elaborazione dei vissuti emotivi più profondi, come la rabbia, depositati nell’inconscio a causa di alcuni meccanismi difensivi, fanno sì che la persona sperimenti una condizione depressiva.
Rabbia repressa nei bambini
Così come gli adulti, anche i bambini e gli adolescenti possono ritrovarsi a nascondere le proprie emozioni, soprattutto se vissute come frustranti e poco gestibili. Quando si parla di rabbia nei bambini dobbiamo però fare attenzione a distinguere tra la rabbia repressa e quella sana che permette al bambino di crescere ed evolvere: un bambino piccolo che cerca di fare i primi passi, che si impegna per pronunciare le sue prime paroline, che piange perché non ha il suo peluche, sta manifestando, attraverso questi comportamenti, una forma di aggressività sana che lo sprona a superare i suoi limiti fisici ed emotivi per evolvere nel suo percorso di crescita. Quando però il bambino cresce, i genitori lo mettono davanti a situazioni che possono essere vissute dal bambino come frustanti: “non lo puoi fare”, “non piangere”, “non fare i capricci”. Se il genitore non accoglie la rabbia del bambino generata da questi divieti, questa potrà non essere più espressa per paura di una punizione. Ciò potrebbe rendere il bambino passivamente rabbioso e intimorito, per poi trasformarsi nel periodo adolescenziale, in comportamenti aggressivi verso sé stessi e verso gli altri, in probabili problemi alimentari o difficoltà dell’apprendimento.
Test di valutazione per la rabbia
In ambito clinico spesso gli psicoterapeuti si avvalgono di strumenti tecnici, oltre il colloquio psicologico, per valutare una specifica sintomatologia o per poter sostenere una diagnosi. Per valutare come un paziente si relazioni con la sua rabbia, sono stati ideati vari test. Qui di seguito vedremo due test psicodiagnostici in grado di inquadrare la rabbia nei bambini e negli adulti.
Il Children’s Inventory Anger (ChIA) è un questionario autosomministrato che individua quali sono le situazioni in cui il bambino e/o adolescente prova rabbia. Il questionario è composto da sottoparti che valutano più nel dettaglio il tema della rabbia: oltre all’inquadramento della aggressività in termini fisici, e del tema della frustrazione, si valuta anche il rapporto con le autorità e le relazioni con i pari in quanto sono situazioni che, durante l’infanzia e l’adolescenza, possono essere cruciali per l’espressione della propria rabbia. A livello strutturale, le domande, scritte in modo semplice, possono essere comprese dai più piccoli ma non sono considerate troppo infantili, così da poter essere adeguate anche dagli adolescenti. Questo breve, ma validato test, sembra essere l’unico questionario italiano in grado di valutare l’esperienza soggettiva della rabbia e la conseguente capacità di controllo, nel bambino e nell’adolescente.
Un test invece per valutare la rabbia negli adulti è lo State Trait Anger Expression Inventory-2: permette di avere una misura, non solo del controllo della rabbia ma anche dell’esperienza e della sua espressione. Questo test quindi va a valutare non solo i concetti di rabbia di stato (percepita in una situazione frustrante) e rabbia di tratto (percepita come una caratteristica della persona), ma anche come la rabbia viene espressa e controllata: esternalizzata e quindi manifestata (rabbia-out) o internalizzata e quindi repressa con la calma (rabbia-in). Lo STAXI-2 è sicuramente uno strumento utile per effettuare diagnosi di personalità e, dove possibile, prevenire i disturbi ansiosi associati alla rabbia.
D.ssa Valentina Carella - Centro Clinico SPP Milano età adulta
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