Coazione a ripetere: come evitare gli stessi errori?
Ciò che è rimasto capito male ritorna sempre;
come un'anima in pena, non ha pace finché non
ottiene soluzione e liberazione.
(Sigmund Freud)
Qual è il significato di coazione a ripetere?
Prima di approfondire il concetto di coazione a ripetere è utile definirlo. Possiamo iniziare dal punto di vista lessicale: coazione a ripetere significa replicare forzatamente: indica, cioè, un obbligo a rimettere in scena qualcosa di antico.
In psicologia, Laplanche e Pontalis, autori di una famosa enciclopedia, descrivono la coazione a ripetere come un "processo incoercibile e di origine inconscia" per il quale l'individuo si ritrova in situazioni già sofferte, rivivendo esperienze già fatte senza però aver memoria conscia dell'esperienza primigenia, del prototipo; la persona ha, così, il convincimento di confrontarsi con dinamiche inedite e completamente giustificate dalla condizione attuale.
In ottica più psicodinamica, la coazione a ripetere è stata dapprima spiegata in termini pulsionali, ossia la natura spiccatamente conservatrice delle pulsioni porterebbe gli individui a ripetere certe esperienze con l'obiettivo di gratificare le pulsioni stesse. La coazione a ripetere rimanda alla dimensione delle azioni, del fare, del mettere in scena; dimensione che, però, è opposta a quella dell'elaborazione mentale. Si può, quindi, intendere la coazione a ripetere come una tendenza a rivivere il passato nelle azioni e non nei ricordi: si propone, dunque, come una resitenza all'elaborazione psichica.
Il significato psicodinamico del fenomeno è stato poi esteso con l'esperienza clinica: la coazione a ripetere è stata considerata anche espressione della pulsione di morte, cioè di quella sorta di tropismo alle origini inorganiche, alla pace assoluta della non-esistenza, al silenzio di qualsiasi affanno. La ripetizione è l'opposto di novità, di cambiamento, di vita. In una psicologia del trauma, infine, la coazione a ripetere è guardata come una funzione dell'Io: assume una finalità restitutiva, significa ripetere una dimensione traumatica per darsi la speranza, o l'illusione, di averne finalmente padronanza e attendersi un epilogo migliore.
Quando una persona ripete gli stessi errori?
La coazione a ripetere è una replicazione degli stessi errori o, per meglio dire, di modalità disfunzionali. Da un punto di vista squisitamente clinico, bisogna innanzitutto fissare che non è una malattia, ma un sintomo che può ritrovarsi in svariati quadri diagnostici, soprattutto nevrotici. Infatti, più che in specifiche diagnosi, la coazione a ripetere si osserva là dove l'oblio ammanta il ricordo: minori sono la consapevolezza e la verbalizzazione, maggiore è la messa in atto ripetuta di dinamiche sofferte.
Abbiamo già detto che la coazione a ripetere è un tipo resistenza: dunque, una persona ripeterà negli agiti finché sentirà il bisogno di difendersi da un ricordo emotivo, cioè finché dovrà rimuoverlo. Nell'ambito di una clinica del trauma, la coazione a ripetere può avere la funzione di controllare un trauma "a posteriori": cioè rivivendo più e più volte situazioni simili al trauma originario, l'individuo ha l'illusione di contenerlo e gestirlo meglio, così come la speranza di dargli finalmente un termine.
Il trauma congela tutto e porta l'individuo a rimuovere l'esperienza dalla coscienza per poter continuare a vivere. Ma ciò che è stato rimosso tende a riproporsi, sotto forma di sintomi, di sogni o, ancora, di azioni che mirano a ricondurre la persona al momento dell'incidente traumatico, per poter dominare oggi quel che un tempo non è stato possibile dominare; per poter vivere e superare l'angoscia che in passato è stato necessario negare.
E' possibile dare anche una spiegazione neuropsicologica al perché si ripetono certe esperienze, facendo riferimento al concetto di economia fisiologica. Le modalità relazionali che usiamo in età adulta cominciano a formarsi durante l'infanzia, quando facciamo esperienza delle prime relazioni significative. Queste prime esperienze attivano determinati circuiti neurali; ad ogni riproduzione di quelle esperienze, i circuiti neurali richiedono sempre meno energia per avviarsi e diventano vie privilegiate per compiere un'esperienza relazionale. Quindi, per economia - utilizzare meno risorse possibile è un principio di sopravvivenza di ogni forma di vita - ripetiamo esperienze simili perché attivano circuiti neurali già ben rodati: i quali fanno sì consumare meno, ma rendono anche meno probabile le novità.
La prospettiva neuropsicologica sottolinea anche l'aspetto positivo della logica economica: la ricorsività favorisce l'adattamento. Ripetendo esperienze simili e attivando le solite vie neurali, le funzioni psichiche si stabilizzano e la struttura mentale integra aspetti diversi dell'esperienza, per viverla in modo sempre più ricco, armonico, equilibrato.
La ripetizione delle esperienze, spesso in modo coatto, trova una spiegazione anche nella prospettiva di un sistema motivazionale. Una spinta basilare al comportamento umano è il bisogno di sicurezza: ripetere esperienze simili è come muoversi su un terreno conosciuto, di cui si possiede una mappa. L'implicazione che il terreno che una persona si ostina a percorrere può essere accidentato, se non addirittura pericoloso, è solo in apparenza paradossale: quei pericoli le sono almeno noti, conosce già quanto possano far male, mentre un campo mai percorso fa più paura perché può nascondere pericoli imprevedibili e peggiori.
E' possibile osservare un abbozzo di coazione a ripetere già nel gioco dei bambini: dall'antiquato gioco del rocchetto osservato da Freud alle varie declinazioni di "nascondino";, questi divertimenti infantili sono funzionali a elaborare, in forme più o meno metaforiche, le esperienze di distacco dalla madre e a imparare a gestire le angosce di separazione. Sono ripetizioni giocose che permettono di mettere in scena ripetutamente l'atto di perdere e ritrovare, permettendo al bambino di controllare quel piccolo grande trauma che sono l'uscita dalla fusione con la madre e l'inizio del percorso di individuazione.
Come curare la coazione a ripetere?
La coazione a ripetere è una resistenza tenace e inconscia, perciò non è facile individuarla, soprattutto da soli. Certo, è possibile tenere presenti alcuni accorgimenti:
- - prestare attenzione quando si avverte un senso di déjà vu, quando ci si ritrova in una situazione dal sapore già vissuto, sia essa di ambito affettivo o lavorativo;
- - cercare di cogliere le cosiddette coincidenze e osservare se il loro accadimento ripetuto disegni degli schemi che, in qualche modo, diano una spiegazione a quel senso di déjà vu;
- - provare a individuare il proprio contributo a quegli schemi, interrogarsi su quanto di nostro mettiamo nella replicazione delle coincidenze;
- - al termine di una relazione, prendersi del tempo per capire cosa è successo prima di cimentarsi in una nuova esperienza;
- - concedersi una certa disponibilità a situazioni nuove, che possano sorprendere le nostre aspettative;
- - avere consapevolezza che, oltre a elementi disfunzionali, si posseggono anche capacità e risorse preziose.
Adottare accortezze simili aiuta a ridurre il rischio di ripetere insuccessi o sofferenze. Ma l'aiuto di uno psicoterapeuta, con uno sguardo attento e preparato, rende più facile cogliere connessioni anche sottili, fare continui rimandi tra passato e presente, notare come accadimenti cui si dà l'etichetta di coincidenze comincino a mostrare una frequenza statistica. Inoltre, non è sufficiente rilevare la presenza di una coazione a ripetere, non basta prenderne consapevolezza per superarla; l'individuo che ripete inconsciamente e in modo forzato necessita di tempo per comprendere meglio tale resistenza e scoprire i vissuti rimossi che la alimentano.
Insomma, per curare la coazione a ripetere è necessaria un'elaborazione terapeutica profonda. La coazione a ripetere, quale sintomo di una malattia, va trattato come una forza che origina da eventi passati, ma che opera nel presente della persona, tant'è che il paziente vive il fenomeno come qualcosa di inedito e di attuale. Anzi, un passo fondamentale del lavoro terapeutico è ricollegare al passato aspetti e dinamiche che si ripetono nel qui e ora, svelandone la natura replicante e l'origine antica.
Per disinnescare la coazione a ripetere, o addirittura renderla utile alla cura della più ampia sofferenza psicologica del paziente, bisogna da un lato inscriverla in una cornice ben definita, dall'altro darle piena libertà di agire all'interno di quel nuovo contesto: tale cornice, o contesto, è il transfert, cioè la relazione terapeutica. Sono compiti che richiedono tempo e impegno, ma la situazione psicoanalitica è costruita in modo da facilitare la ripetizione della dimensione traumatica passata.
A questo punto, la relazione transferale può essere usata dal paziente come palestra, o arena, in cui inscenare tutti i suoi istinti patogeni e tutti i suoi "ricordi non ricordati", cioè rimossi. Questo scenario rende possibile l'elaborazione, la quale nasce fin dall'inizio come contraltare dialettico della coazione a ripetere: l'elaborazione che ha luogo nella relazione terapeutica trasforma gli elementi ripetuti in stimoli per il ricordo, modifica le azioni forzate in memorie, facendo venir meno l'obbligatorietà inconscia a replicare dinamiche disfunzionali e non più attuali.
La coazione a ripetere, quindi, non è una gabbia dalla quale è impossibile uscire, né le persone sono condannate a ripetere ricorsivamente il loro passato. La relazione terapeutica è sicuramente un luogo eletto per superarla, ma in ogni nuovo incontro possiamo trovare elementi inediti e potenzialità di cambiamento, così da sperimentare altre modalità relazionali.
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Dr. Emanuele Visocchi - Centro Clinico SPP Milano età adulta