Psicosi: sintomi, crisi psicotiche e psicoterapia
Cos'è la psicosi? Differenze tra psicosi e nevrosi
Il concetto di psicosi comprende un campo di fenomeni estremamente ampio ed ha assunto nel corso del tempo diversi significati a seconda del contesto e del periodo storico. Si definiscono disturbi psicotici alcuni disturbi mentali caratterizzati da una percezione alterata della realtà. All’interno di questo spettro di disturbi esiste un’ampia varianza di cause, sintomi, durata, evoluzione nel tempo e tipi di trattamento.
E’ difficile immaginare il termine “psicosi” escludendo quello di “nevrosi”: i due termini sono in costante tensione e spesso trovano la loro definizione per contrasto. Generalmente la differenza tra psicosi e nevrosi viene individuata sia secondo un gradiente di gravità del disturbo sia per una differenza qualitativa. Secondo la teoria psicoanalitica, mentre nella nevrosi la causa dei sintomi sarebbe da ricondursi ad un conflitto tra gli impulsi inconsci e l’Io, nella psicosi le cause dei sintomi, come delirio e allucinazioni, sarebbero dovute ad una rottura tra l’Io e la realtà esterna. Il dialogo tra le manifestazioni della nevrosi e della psicosi è tuttavia complesso e comprensibile solo alla luce della loro evoluzione storica.
Cenni storici: nevrosi e psicosi
Se il termine “nevrosi” viene introdotto nel 1769 da William Cullen, il termine “psicosi” viene coniato successivamente ed inizialmente con il significato generale di “malattia mentale” ovvero una condizione caratterizzata da perdita di contatto con la realtà, disturbi delle percezioni, del pensiero, del linguaggio, dell’affettività e delle funzioni cognitive.
Inizialmente il termine “nevrosi” significava “malattia dei nervi”, ovvero un disturbo primariamente legato ad una disfunzione organica, mentre la psicosi era definita come un disturbo più legato alla sfera del mentale. Tale relazione si invertirà nel corso del secolo scorso: la nevrosi diventerà il campo elettivo delle psicoterapie mentre la psicosi sarà il campo di applicazione della psichiatria e della psicofarmacologia.
Nella psichiatria del primo Novecento avviene un capovolgimento del punto di vista positivistico prevalente nella psichiatria precedente. L’interesse sia teorico che clinico si sposta decisamente verso la soggettività del malato: verso la sua vita psichica che non viene più vista come semplicemente difettosa, ma come un mondo vivo ed estremamente complesso, un mondo ricco di significati e di finalismi profondi che si cerca di svelare. Siamo di fronte ad un grande rivolgimento fondazionale che non riguarda solo la psichiatria e la psicologia ma l’intera cultura dell’epoca. Freud è tra i principali rappresentanti di questo nuovo corso.
La possibilità di poter dare un senso ai sintomi psicotici come portatori di significati inconsci e legati ad un vissuto soggettivo della persona porterà, con i successivi contributi teorici sia interni al pensiero psicoanalitico, uno su tutti il lavoro di Melanie Klein, che esterni, come ad esempio la scuola fenomenologica oppure quella sistemica, all’apertura di nuove strade e alle possibilità di cura dei fenomeni psicotici.
Quali sono i tipi di Psicosi?
Il testo nosografico attualmente più diffuso al mondo è il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali giunto alla sua quinta edizione. Il DSM è un prodotto della psichiatria americana, in particolare dell’American Psychiatric Association (APA).
I fenomeni psicotici vengono qui raggruppati nel capitolo “Disturbi dello spettro della Schizofrenia e altri disturbi psicotici” tra i quali:
- Disturbo Schizotipico di personalità
- Disturbo Delirante
- Disturbo psicotico breve
- Disturbo schizofreniforme
- Schizofrenia
- Disturbo schizoaffettivo
- Disturbo psicotico indotto da sostanze/farmaci
- Disturbo psicotico dovuto ad altra condizione medica
Quali sono i sintomi della psicosi?
I sintomi psicotici comprendono deliri, allucinazioni, disturbi del pensiero e del comportamento e una vasta area di sintomi negativi. I deliri sono convinzioni fortemente sostenute e non passibili di modifica alla luce di evidenze contrastanti. Il contenuto dei deliri può variare da temi di persecuzione, somatici, religiosi, di grandezza etc. Le allucinazioni sono esperienze percettive che si verificano senza uno stimolo esterno. Sono vivide e chiare, con la qualità e l’impatto delle percezioni normali e non sono sotto il controllo volontario. Possono presentarsi in qualsiasi modalità sensoriale ma le più comuni sono quelle uditive, solitamente sotto forma di voci percepite come distinte dai propri pensieri. Ulteriori sintomi possono riguardare una disorganizzazione del pensiero e del comportamento e l’area dei sintomi negativi, ovvero la perdita di alcune capacità fondamentali dell’esperienza umana: mancanza di piacere, di espressione delle emozioni, di volontà.
Cosa sono le crisi psicotiche?
I disturbi psicotici possono prevedere un andamento oscillante. Talvolta, e specialmente nelle fasi iniziali, prevalgono i sintomi negativi ed in tal caso è più difficile notare la presenza di una sofferenza. In questi momenti la persona può avere tendenze al ritiro ed alla passività. In altri momenti possono manifestarsi delle crisi acute dovute a grandi quote di angoscia che il soggetto può vivere nel momento in cui sente rompersi il contatto con la realtà. In tali momenti possono essere evidenti gli aspetti deliranti del disturbo e l’agitazione motoria può raggiungere livelli difficili da contenere e da alleviare. Può essere necessario in tali occasioni un accesso in Pronto Soccorso o comunque l’intervento di personale specializzato.
Come comportarsi con una persona che soffre di psicosi?
Molto spesso nel caso di una persona che mostra una sofferenza riconducibile ad un disturbo psicotico sono i famigliari ad accorgersi del cambiamento improvviso. Oltre agli atteggiamenti di ritiro e passività, i discorsi possono diventare difficilmente comprensibili ed un senso di straniamento può mettere in agitazione le persone più vicine. Un atteggiamento accogliente e di ascolto può aiutare la persona sofferente ad accettare un aiuto in un momento in cui lei stessa trova una grande difficoltà nell’esprimere cosa sta vivendo e qual è la propria esperienza. Rivolgersi ad uno specialista è il passo successivo nel quale è importante che la persona venga accompagnata.
Quali sono i disturbi psicotici?
L’area dei disturbi psicotici varia enormemente: alcuni disturbi possono avere un decorso breve e possono riguardare particolari periodi di vita mentre altri possono avere un quadro cronico ed una sintomatologia più grave. Nell’area dei disturbi psicotici il disturbo più conosciuto, con aspetti cronici non presenti in altri disturbi, è la Schizofrenia: per poter porre una diagnosi di Schizofrenia non basta la presenza di sintomi psicotici ma è necessaria anche una loro permanenza nel tempo ed una compromissione di gran parte delle aree di vita della persona, come ad esempio le relazioni sociali e gli aspetti di autonomia.
Altri disturbi prevedono un decorso breve che tende a rientrare, se affrontato tramite un trattamento adeguato, come il Disturbo Psicotico Breve, il Disturbo Delirante e il Disturbo Schizofreniforme. Alcuni disturbi psicotici possono comprendere anche alcuni sintomi dei disturbi dell’umore, ad esempio sintomi depressivi, come nel Disturbo Schizoaffettivo. Infine alcuni disturbi psicotici possono sorgere in seguito all’uso di sostanze o a particolari condizioni mediche. Nel caso di disturbi emersi in seguito all’uso di sostanze si raccomanda la cessazione totale dell’assunzione di tali sostanze.
Psicosi e psicoterapia
I disturbi psicotici, seppur abbiano in comune alcuni aspetti fondamentali riguardanti in particolare una apparente rottura con la realtà esterna ed un ritiro in un mondo soggettivo e difficilmente comunicabile all’esterno, presentano tuttavia una grandissima varietà di modi e di manifestazioni: sia per quanto riguarda la loro intensità, dalle forme più invasive a quelle meno invalidanti, sia per quanto riguarda il loro decorso, da forme quindi croniche a forme circoscritte in periodi di vita particolari.
Spesso le persone che soffrono di sintomi psicotici tendono a rivolgersi ad uno specialista su consiglio ed attraverso l’accompagnamento di un familiare. Questo perché alcuni disturbi psicotici non permettono, o lo permettono solo in maniera parziale, la possibilità di una consapevolezza del proprio stato e della propria sofferenza. Il ritiro caratteristico di questi disturbi è dovuto spesso ad aspetti di sfiducia verso il mondo esterno vissuto come minaccioso e nelle relazioni con gli altri, che siano famigliari o estranei. Questa sfiducia e questi timori sono i primi aspetti su cui lavorare per poter impostare un percorso di terapia.
Disturbi psicotici e terapie farmacologiche
Dal punto di vista della ricerca di terapie mediche e delle basi organiche dei disturbi psicotici, a partire dagli anni ’50 del secolo scorso avviene un rapido progresso nel campo della psicofarmacologia. Nel giro di pochi anni vengono scoperti alcuni importanti farmaci, ancora alla base dell’odierna psicofarmacologia. Questi farmaci non hanno certo risolto il dramma e il mistero della malattia mentale ma hanno modificato profondamente il volto della psichiatria e portato innegabili progressi nella terapia di questi disturbi.
Per quanto riguarda le possibilità di cura dei disturbi psicotici, la terapia farmacologica, per quanto preziosa e spesso irrinunciabile, non è in grado da sola di esercitare un’azione terapeutica risolutiva. Seppur esista una base organica modificabile farmacologicamente, la sintomatologia psicotica si determina in ogni singolo paziente a partire dalle sue esperienze di vita, dal suo mondo interno, dal suo ambiente, dalla sua capacità di elaborare psichicamente la sofferenza affettiva e cognitiva di base. L’intervento terapeutico e assistenziale in questa dimensione appare pertanto almeno altrettanto indispensabile quanto l’intervento farmacologico sulla dimensione cerebrale.
Il trattamento dei disturbi psicotici: un quadro multidisciplinare
La valutazione del quadro generale all’interno del quale si manifestano i sintomi psicotici è fondamentale per poter ipotizzare una diagnosi iniziale, ovvero di quale tipo di disturbo psicotico la persona soffre, e poter conseguentemente ipotizzare un percorso terapeutico. Nella maggior parte dei casi il percorso terapeutico più efficace prevedere un approccio e interventi multidisciplinari integrati che possono prevedere:
- Terapia farmacologica su indicazione e monitoraggio di un medico psichiatra;
- Psicoterapia svolta da uno psicoterapeuta;
- Attività riabilitative volte a stimolare le capacità della persona ed il coinvolgimento sociale, spesso fortemente inficiato da questi disturbi;
- Aspetti assistenziali che possano sostenere la persona nel suo diritto alla cura e possano sopperire ad eventuali difficoltà nel percorso di indipendenza e autonomia, dato che alcuni tra i disturbi psicotici più gravi nelle loro fasi acute precludono spesso la possibilità di un’attività lavorativa.
Questo tipo di presa in carico permette di affrontare sotto diversi punti di vista le conseguenze di un disturbo psicotico. In base al tipo di disturbo si può ipotizzare un percorso di cura con diversi obiettivi:
- Attenuazione o eliminazione della sintomatologia;
- Prevenzione delle ricadute e attenuazione delle fasi acute;
- Riduzione di ricoveri e degenze in ospedale o in strutture sanitarie;
- Mantenimento di un monitoraggio sulla terapia farmacologica e diminuzione degli effetti indesiderati;
- Promozione delle capacità e delle risorse del soggetto, dell’area della socialità e dello sviluppo delle capacità di autonomia;
- Miglioramento e mantenimento della qualità di vita.
La psicoterapia in questo quadro assume un ruolo fondamentale per esplorare il vissuto soggettivo, per dare un sostegno ed un senso all’esperienza e alla sofferenza della persona e per potenziare le capacità soggettive che possono permettere di affrontare al meglio questo tipo di esperienze.
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Dr. Niccolò Lavelli - Centro Clinico SPP Milano età adulta