Cinema (al femminile) e psicoanalisi Evento Centro Clinico SPP

In settembre all’Ariosto AnteoSpazioCinema di Milano c’è stata una breve rassegna sul tema del femminile con introduzione e dibattito a seguire a cura del Centro Clinico della SPP Ad Mi, Corso in Psicoterapia Psicoanalitica Individuale dell’Adulto S.P.P..

I due film scelti sono “Barbie” di Greta Gerwig e “Povere creature” di Yorgos Lanthimos: entrambi sono stati successi al botteghino nella scorsa stagione e stimolano riflessioni importanti sul femminile.

Che cosa significa essere donna?

I film sono molto diversi tra loro per l’estetica e per la cifra stilistica dei registi, ma hanno molti i punti in comune. Siamo davanti a due storie di formazione: in entrambi i casi la protagonista parte per un viaggio alla ricerca di sé, come una sorta di Pinocchio al femminile, passando attraverso esperienze di ogni genere lungo la strada verso la soggettivazione.

È centrale la domanda sull’identità femminile: che cosa significa essere donna, in una società che anche quando finge di dare spazio alle donne, finisce per costringerla in ruoli precostituiti e codificati?

Se essere donna non è un semplice dato biologico, ma una conquista identitaria (“Donna non si nasce, si diventa”, diceva Simone De Beauvoir), va da sé che la questione ha un impatto importante non solo sulle donne, ma anche sugli uomini che hanno a fianco e sulle relazioni tra loro, con rapporti di potere e di dipendenza affettiva che nella finzione cinematografica vengono sovvertiti con risultati esilaranti, ma non irrealistici.

La sessualità femminile

Nel film di Lanthimos ha un ruolo centrale la sessualità femminile, che per le condizioni uniche della protagonista viene vissuta senza alcun condizionamento dettato da insegnamenti sociali e legami familiari, in una sorta di esperimento che spinge all’estremo la riflessione sulla sessualità. 

L’impatto è ancora più significativo se si considera che la vicenda è ambientata nella Londra vittoriana, proprio negli stessi anni nei quali Freud, a Vienna, scopriva la clinica psicoanalitica trattando le pazienti isteriche.

Corpo e sintomo

Il corpo è il teatro nel quale va in scena un processo trasformativo. Se in “Povere Creature” il corpo è un corpo libero, in “Barbie” diventa lo spazio nel quale si manifesta il sintomo che segnala un disagio che era stato impossibile da affrontare a livello conscio.

Il sintomo, riconducibile a una conversione isterica, arriva inatteso come una frattura inaccettabile della perfezione del corpo di Barbie e mette in crisi l’intero mondo di Barbieland, un paese dei Balocchi rosa confetto dove nessuna sbavatura è ammessa.

La perfezione (impossibile)

Il tema della perfezione, incarnato dalla bambola bionda della Mattel, porta a una riflessione sull’Io ideale e sull’Ideale dell’Io, concetti psicoanalitici che trovano qui una rappresentazione.

Se l’Io ideale ha a che fare col narcisismo primario, legato alla condizione originaria, che precede la separazione dall’oggetto, l’ideale dell’Io, invece, fa riferimento alla rappresentazione che il soggetto ha di se stesso; attraverso l’ideale dell’Io, l’essere umano cerca di riconquistare la perfezione narcisistica dell’infanzia, oltrepassando la semplice ricerca di soddisfacimento pulsionale, in uno sforzo comunque destinato a mantenersi, per via dell’inevitabile scarto tra il reale e l’ideale.

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Dr.ssa Sara Pagani - Centro Clinico SPP Milano età adulta