Disturbo bipolare: sintomi, cause, cura, farmaci, età
Disturbo bipolare: come si manifesta, quali sono i sintomi e come si può curare? Dr. Fiocchi, psicologo psicoterapeuta Centro Clinico SPP Milano
Il disturbo bipolare, definito in passato anche psicosi maniaco – depressiva o depressione bipolare è un grave disturbo dell’umore, che si manifesta con l’alternarsi di due fasi, quella depressiva, caratterizzata da un forte calo dell’umore, e quella maniacale o ipomaniacale, contraddistinta da un’intensa elevazione del tono dell’umore.
Il termine bipolare è collegato alle caratteristiche di questo disturbo che presenta, appunto, due polarità opposte: il polo o episodio depressivo e il polo manicale o ipomaniacale. Questa sindrome ha origine molto antiche: il primo a descrivere la melanconia e la mania come due aspetti della stessa malattia fu, nella Grecia antica, Areteo di Cappadocia nel I secolo a.C.
Attualmente nel DSM 5 (2013), la quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, curato dall’Associazione Americana degli Psichiatri, il disturbo Bipolare è stato separato dai disturbi Depressivi ed è stato messo in un capitolo, che si trova tra quello dei disturbi dello spettro della Schizofrenia e altri disturbi Psicotici e quello dei disturbi Depressivi, come se rappresentasse un ponte tra le due classi diagnostiche in termini di sintomatologia, storia familiare e genetica. Ne sono state individuate due sottocategorie: il disturbo Bipolare I e il disturbo Bipolare II.
Il disturbo Bipolare I nel DSM 5
Secondo il DSM 5, per la diagnosi di un disturbo Bipolare I, è necessario che vengano soddisfatti i criteri diagnostici per un episodio maniacale. La fase maniacale può essere preceduta e/o seguita da episodi ipomaniacali o depressivi maggiori. I dati epidemiologi e statistici a disposizione evidenziano, tuttavia, che la maggior parte delle persone, i cui sintomi soddisfano i criteri per un episodio maniacale, esperiscono anche episodi depressivi maggiori nell’arco della loro vita.
Il disturbo Bipolare II nel DSM 5
Secondo il DSM 5, per la diagnosi di Disturbo Bipolare II, è necessario soddisfare i criteri diagnostici sia per un (attuale o pregresso) episodio ipomaniacale sia per un (attuale o pregresso) episodio depressivo maggiore. Questa sottocategoria non è più considerata come una forma “più lieve” rispetto al disturbo Bipolare I, a causa dell’ingente quantità di tempo che i pazienti affetti da disturbo Bipolare II, trascorrono nella depressione e anche a causa dell’instabilità dell’umore da loro vissuta.
Come si manifesta un episodio maniacale o ipomaniacale?
Gli episodi maniacali o ipomaniacali sono caratterizzati da un umore significativamente superiore alla norma sia sul versante dell’espansività (euforia) sia su quello dell’irritabilità (disforia). Un individuo in questa fase può mostrare un’ autostima ipertrofica, con aspirazioni eccessive e un forte senso di grandiosità, esaltazione degli istinti vitali, disinibizione comportamentale, riduzione delle ore di sonno, eccessiva loquacità (logorrea), perdita dei nessi associativi nell’eloquio (nel parlare salta “di palo in frasca”, perdendo il filo conduttore del discorso), accelerazione del pensiero, ecc.
La conseguenza di tutto ciò è spesso un incremento spropositato delle attività lavorative, scolastiche e sociali, un aumento di interesse nella attività sessuale e un eccessivo coinvolgimento in attività con il rischio di conseguenze potenzialmente dannose per sé o per gli altri, quali sperpero di denaro, comportamenti sessuali sconvenienti, ecc.
L’episodio ipomaniacale si differenzia da quello maniacale perché più breve e meno grave, nel senso che non provoca una marcata compromissione del funzionamento sociale e lavorativo, non richiede l’ospedalizzazione e non sono mai presenti sintomi psicotici, come ad esempio i cosiddetti deliri olotimici, che sono, cioè, congrui all’umore, tipo quello di grandezza. In ogni caso anche la fase ipomaniacale provoca un cambiamento inequivocabile nel funzionamento del soggetto, che non gli è caratteristico, quando è asintomatico; tale alterazione è osservabile anche dagli altri.
Come si manifesta un episodio depressivo maggiore?
Una persona in questa fase presenta profondi sentimenti di tristezza, inaridimento e svuotamento affettivo, perdita di interesse verso attività fino ad allora piacevoli (anedonia) e mancanza di energia (astenia). Vi è spesso la presenza anche di una alterazione del comportamento alimentare, caratterizzato dalla perdita o dall’aumento dell’appetito, con conseguenti variazioni ponderali, e del sonno sia sul versante dell’ipersonnia (dormire troppo) sia su quello dell’insonnia (dormire poco e/o male).
Nell’episodio depressivo sono, inoltre, frequenti sentimenti eccessivi di colpa e di autosvalutazione, nonché ricorrenti pensieri di morte e/o di suicidio. A questo riguardo va evidenziato che nei pazienti affetti da disturbo Bipolare non curato, il rischio suicidario nell’arco della vita è stimato essere almeno quindici volte maggiore di quello della popolazione generale.
Età di esordio, dati epidemiologici e possibili cause del disturbo Bipolare
Secondo quanto riportato dall’Associazione degli Psichiatri Americani, che ha redatto il DSM 5, l’età media di insorgenza del disturbo Bipolare I sarebbe 18 anni, mentre per quanto riguarda il disturbo Bipolare II, si attesterebbe a metà della terza decade di vita, ovvero intorno ai 35 anni. Va sottolineato, però, che l’esordio si può verificare in qualsiasi momento del ciclo di vita, anche a 60 o a 70 anni.
Il NIHM (Istituto Nazionale di Salute Mentale) evidenzia che circa il 2,6% della popolazione americana adulta soffre di Disturbo Bipolare. Non sono segnalate significative differenze di genere, il disturbo colpisce indifferentemente uomini e donne. Alla base della sindrome vi sarebbero determinanti genetiche, che interagendo con quelle ambientali, darebbero luogo alla patologia.
E’ stato, comunque, dimostrato, che la causa principale dello sviluppo del bipolarismo è la familiarità. In particolare si è evidenziato che esiste una probabilità del 10% di sviluppare un disturbo bipolare se in famiglia è presente un parente con questa patologia, rispetto alla media della popolazione generale che è del 1%. L’entità del rischio aumenta con il grado di parentela. Il disturbo Bipolare ha un decorso cronico e, soprattutto se non curato adeguatamente, può comportare dei gravi danni per chi ne soffre, che spesso rischia di compromettere la propria vita sociale e familiare.
Cura del disturbo Bipolare
La cura del disturbo bipolare è centrata sul trattamento psicofarmacologico: anche nei momenti di maggior benessere, la terapia farmacologica è imprescindibile. Insieme al supporto farmacologico si rivela utile anche un intervento psicoterapico a orientamento psicoanalitico. E’ importante ricordare che un percorso di cura non sostituisce l’altro, ma anzi che è fortemente consigliato integrarli.
Va segnalato che non sempre una cura ambulatoriale è sufficiente per questo tipo di patologia, in alcuni casi può essere necessario un temporaneo ricovero in ospedale. Ciò si rende necessario quando i sintomi, siano essi depressivi o maniacali, sono gravi e possono mettere a rischio la salute del paziente. L’ospedalizzazione, inoltre, garantisce al paziente una maggiore tutela e permette all’equipe medica curante di individuare meglio la terapia farmacologica più adeguata, attraverso una osservazione quotidiana, che è impossibile da effettuare in regime ambulatoriale.
Disturbo Bipolare e farmaci
I farmaci per la cura del disturbo Bipolare maggiormente utilizzati sono gli stabilizzanti dell'umore. In alternativa, possono essere utilizzati anche altri farmaci, come alcuni tipi di antiepilettici, antipsicotici e antidepressivi. Il litio carbonato è uno stabilizzante dell'umore ed è il farmaco di prima scelta per il trattamento del disturbo bipolare, poiché è in grado di agire sia sulla componente depressiva, che su quella maniacale.
In particolare il litio garantisce ottimi risultati a lungo termine, perché minimizza le ricadute e migliora la qualità della vita interepisodica. Purtroppo questo farmaco è, però, spesso mal sopportato dai pazienti, perché poco maneggevole: quando viene assunto è necessario, infatti, sottoporsi a periodici esami del sangue per valutarne la concentrazione, nonché a controlli periodici della tiroide, perché può provocare ipertiroidismo.
Disturbo Bipolare e psicoterapia psicoanalitica
Generalmente individui in fase maniacale o ipomaniacale non traggono beneficio da interventi psicoterapeutici, finché non sono sotto controllo farmacologico: il tono dell’umore elevato, infatti, fa esperire un benessere mai provato prima, che difficilmente viene percepito come problematico. Dopo la stabilizzazione farmacologica, una psicoterapia a orientamento psicoanalitico può migliorare la compliance al farmaco e può permettere al paziente di divenire consciamente consapevole dei segnali, che precedono l’esordio di un episodio di mania.
Infine i soggetti che si stanno ristabilendo da una fase maniacale, durante la quale hanno perso il controllo di loro stessi, sono spesso afflitti da intensi sentimenti di colpa e di vergogna per i comportamenti mostrati durante la crisi. Una assistenza psicoterapica di tipo psicoanalitico può anche aiutarli a tollerare meglio tali sentimenti.
E’ più facile che un individuo affetto da disturbo Bipolare richieda un intervento psicoterapico, durante un episodio depressivo, che gli crea intense sensazioni soggettive di sofferenza e inadeguatezza.
In questo caso lo psicoanalista primariamente empatizzerà con il punto di vista del paziente e con il suo disagio, evitando di minimizzarlo e/o di banalizzarlo. Contemporaneamente a ciò, gli chiederà un aiuto per una ricerca in collaborazione delle cause sottostanti la depressione, partendo dal presupposto che se una persona è depressa ha certamente dei motivi, anche inconsci, per esserlo. Tali ragioni vanno rese consce, per poter essere successivamente affrontate in maniera più costruttiva e consapevole.
A cura del dott. Davide Fiocchi – Centro Clinico SPP dell’Adulto Milano
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