Depressione post partum: cause, sintomi, cura con la psicoterapia
Anche un evento atteso e desiderato come solitamente è la nascita di un figlio può portare sofferenza; è quel che accade nella depressione post-partum, una condizione che interessa una percentuale significativa di neo-mamme, circa il 10/15% delle donne prima della pandemia e il doppio in seguito.
Diventare madre segna un passaggio importante nella vita di una donna e comporta una profonda ridefinizione identitaria, che può avere degli effetti anche sulle dinamiche di coppia. Nel diventare madre, la donna si trova anche a confrontarsi con la propria madre, con la possibilità che si riattivino conflitti da tempo sopiti.
Il cambiamento della maternità trova una prefigurazione e una rappresentazione nella trasformazione che il corpo affronta nel corso della gravidanza; se ci sono problematiche preesistenti nella percezione del proprio corpo, però, questi cambiamenti diventano molto difficili da gestire.
In parallelo, mentre nel corso dei 9 mesi nel corpo della donna si crea lo spazio per accogliere il figlio, si deve sviluppare anche un “grembo psichico”, vale a dire uno spazio mentale nel quale accogliere il bambino. Purtroppo, non sempre questo avviene, e la nascita del bambino può cogliere la madre completamente impreparata.
Perché viene la depressione post partum?
Il momento del parto segna un passaggio fondamentale. Spesso è caricato di grandi ansie, a partire dalla preoccupazione per il parto, che può arrivare a essere una vera e propria fobia (tocofobia).
Oltre alle ansie e alle paure collegate all’evento in sé, il parto è un passaggio che richiede una riorganizzazione profonda. Al momento della nascita è importante lasciar andare il “bambino della notte”, cioè il bambino sognato e fantasticato durante l’attesa, per accogliere il bambino reale.
Con la nascita del figlio, la madre si trova a prendersi cura del suo bambino e può provare grande sofferenza se le difficoltà nella gestione quotidiana del bambino la fanno sentire inadeguata al nuovo ruolo. Questo è più che mai vero se la mamma si propone di essere una mamma “perfetta”; si tratta di un ideale impossibile da raggiungere e dannoso da perseguire, dato che, come insegna Winnicott, la madre adeguata è la “madre sufficientemente buona”, capace di dosare soddisfacimento e frustrazione in modo da favorire lo sviluppo del suo bambino.
Come capire se si ha la depressione post-partum?
Nel confronto con l’immagine di madre proposta dalla nostra cultura, è facile sentirsi inadeguate. La retorica della maternità vuole che la neo-mamma sia felice, sorridente, subito in forma, capace di gestire il proprio bambino e sicura di sé. La realtà è ben lontana da tutto questo e ai sentimenti positivi spesso si affiancano paura, tristezza, senso di incapacità, stanchezza.
Non sempre, però, si tratta di depressione post-partum: può essere normale che nei giorni subito dopo la nascita del bambino l’umore tenda alla tristezza (baby blues), così come è normale che ci si senta inadeguate davanti alle nuove sfide poste dal ruolo di madre. La depressione post-partum è qualcosa di diverso: chi ne soffre prova tristezza, trascuratezza, senso di colpa, ma anche rabbia, vergogna, paura e difficoltà a stare con il bambino. La nascita del bambino in questo caso ha fatto da detonatore e da amplificatore di fattori preesistenti.
I segnali di una depressione post-partum possono manifestarsi anche diversi mesi dopo la nascita del bambino e perdurare a lungo, aggravati, a volte, da uno scarso sostegno da parte dell’ambiente esterno, o da un aiuto troppo intrusivo e poco rispettoso.
Come aiutare una persona con depressione post-partum?
Per aiutare una persona con depressione post-partum è necessario comprendere come la sofferenza presente si ricolleghi al vissuto della neo-mamma, in modo che la crisi possa diventare occasione di elaborazione profonda e di crescita. Tutto questo è possibile nel contesto di una psicoterapia.
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Dr.ssa Sara Pagani - Centro Clinico SPP Milano età adulta