Rapporto padre - figlio e psicoanalisi: estratti dal film Shine

Dal film "Shine": il ruolo del padre nel male e nel bene del figlio... anche i padri finiscono sul lettino dell’analista.

Nel panorama attuale della Psicoanalisi si è data molta più importanza al ruolo del padre rispetto al passato, in cui il ruolo materno è stato il perno di tanti studi e di accese discussioni. Spesso si è sentito dire: "Se il figlio sta male è perché la madre nell’infanzia non è stata affettiva, perché la madre è stata ansiosa e invasiva, perchè..." ecc. ecc. La critica più diffusa alla Psicoanalisi è stata appunto: intanto per gli analisti la colpa del malessere dei figli è data sempre alla madre...

Specificando naturalmente che la Psicoanalisi non colpevolizza né le madri, né i padri, ma tenta insieme al paziente (in base alla sua età e al tipo di malessere psicologico che presenta) di elaborare i vissuti dolorosi presenti e passati della propria esistenza (es. infanzia, adolescenza, età adulta, senilità) per poterli superare, ad oggi, in cui è evidente una preoccupante fragilità nei giovani uomini (fascia di età 30/40 anni), l’accento sulla figura paterna è necessario e fondamentale.
Inoltre, nella stanza d’analisi non si giudica, ma si accoglie il dolore delle persone, che, a seguito di intense e tragiche vulnerabilità presenti in se stessi e nei genitori, si sono incagliate nei meandri della vita, e che non riescono da soli ad uscirne, rinunciando ad avere una vita degna di essere vissuta con pienezza e relativa serenità. Invece, la vita va vissuta con una certa soddisfazione verso sé stessi e gli altri.


Se c’è un figlio ci deve essere, oltre che la madre, un padre, e il suo ruolo nel bene e nel male è fondante. Il maschio e la femmina, con declinazioni diverse, hanno fame dell’affetto e della virilità del loro padre. Attraverso di lui devono maturare a livello emotivo, cognitivo, relazionale e sessuale. Il padre ad un certo punto (tra infanzia e pubertà) inizia a diventare il perno del loro sviluppo per affrontare il mondo, la competizione, il confronto.
Semplificando: senza l’Amore della madre non c’è identità affettiva, e senza la presenza virile (orientata affettivamente) del padre non c’è identità sociale. Il bambino e la bambina possono avvicinarsi alla virilità (forza fallica) del padre solamente se percepiscono in lui tenerezza e dolcezza. Altrimenti l’aspetto ipervirile del padre, spogliato da sentimenti di affettuosità, verrebbe percepito dai figli come pericoloso e intrusivo e, quindi, assumerebbe una valenza persecutoria (cioè troppo aggressiva).

Ruolo paterno in Shine


Nel film "Shine" il figlio David è alle prese con un padre profondamente depresso e iperaggressivo, che gli chiede di diventare un grande pianista per riscattare il suo senso di fallimento e di insoddisfazione della vita. Il padre lo vincola in un rapporto intensamente simbiotico (fusionale), in cui suonare il pianoforte diventa l’unico scopo di vita per finalmente Essere (visto) e non sentirsi Nulla, e privo di valore. David, a livello inconscio, percepisce il dolore del proprio padre, e tenta di salvarlo al costo di perdersi e finire ricoverato in manicomio. Questa volta è il Padre disperato (non la Madre come spesso avviene in letteratura e nel cinema), che si rivolge disperatamente verso il figlio, ed è disposto ad annientarlo con la sua domanda narcisistica per illusoriamente salvarsi dal baratro in cui è immerso, e impossibilitato ad uscirne. Questa volta è un Padre che egoisticamente fagocita il figlio, lo assurge a istanza fallica/ideale per riscattarsi da un passato traumatico e anaffettivo; ed è sempre il Padre disposto a sacrificarlo per raggiungere una illusoria grandiosità, percepita come falsamente curativa di un Sé molto ferito, molto svuotato.


Precedentemente facevo riferimento alle “drammatiche vulnerabilità” dei genitori che, quindi, sono impossibilitati ad assolvere adeguatamente la loro funzione maturativa nei confronti dei figli. Il padre di David fagocita, agglutina il figlio, gli dice che deve lavorare duramente per raggiungere l’Olimpo della Musica, gli dice che è un bambino fortunato perché non gli hanno bruciato il violino, come probabilmente hanno fatto con lui. Tale uomo nel film comunica uno stato inquietante di vuoto, rabbia, depressione e durezza, nonchè aspetti psicologicamente grezzi che proietta sul figlio David. Cerca di dare qualcosa di buono al figlio, la passione per la musica, ma la parte fallico/distruttiva intrude in maniera violenta la parte buona, la danneggia, purtroppo in maniera quasi definitiva. Infatti, David a sua volta è prigioniero del fantasma del padre ("per essere Visto devi diventare il Migliore"), e quindi cerca di realizzare tale mandato. Quando, a seguito di episodi tragici, David riesce a staccarsi parzialmente dalla fusionalità con il padre, ricerca in un Maestro di Musica la medesima situazione. Tale insegnante nel momento del suo apice professionale si ammala ad un braccio, rinunciando al suo sogno di diventare famoso. In sintesi, David deve riscattare sia il padre, sia l’insegnante di musica. Non è un caso che, quando David riesce a realizzare con Illuminante Successo un pezzo musicale complicatissimo, secondo il Desiderio del Padre, si scompensa a livello psichiatrico e deve essere ricoverato. Realizzando il sogno di gloria del padre non c’è più confine, non c’è più differenza tra lui e il padre, e ciò gli genera una folle crisi.


Ma in tutto ciò dove è finita la madre portatrice del codice affettivo/nutritivo/protettivo?
La madre di David appare una donna debole, sottomessa al marito che non riesce a proteggere il figlio dalle richieste violente e intrusive del padre.
La domanda di amore e protezione, pregna di affettività, rimasta insoddisfatta da parte della madre, David, a seguito di vicende drammatiche, la rivolge ad una donna più matura, che lo accetta con la sua sofferenza mentale, lo sostiene nel suo indiscusso talento musicale, e questo amore alla fine si concretizza nel loro matrimonio. In tutto il film la ricerca dell’acqua da parte di David (es. correre sotto l’acqua, stare spesso sotto la doccia, stare ore nella vasca da bagno, tuffarsi con immenso piacere in piscina) richiama il desiderio inconscio di una regressione nell’ambiente uterino, come ricerca di un posto in cui tutto ti è dato in nome di un Amore Incondizionato.


Il film individua molto bene il tema dell’Amore al Maschile tra Maschili, in particolar modo l’Amore tra padre e figlio. Lo sviluppo psichico emotivo del figlio si intreccia nel bene e nel male al funzionamento mentale paterno, e l’Ombra di questo scambio intersoggettivo rimane scalfita nella mente inconscia di entrambi i protagonisti per tutta la loro vita.


Ciò mi rimanda ad una domanda/esclamazione di una mia paziente, attualmente alle prese con un forte conflitto con suo padre: "Dottore, perché dipendiamo così tanto da bambini dai nostri genitori?!! Quando possiamo toglierci dal giogo di quella dipendenza divenuta castrante e portatrice di acuta sofferenza?!!"
L’essere umano è fragile, forse l’animale “mammifero” in assoluto più fragile: tutta la vita dipendiamo dalle persone significative con cui condividiamo la nostra vita, dall’inizio alla fine, cioè dalla nascita alla morte. In tal senso non si può "non dipendere", ma ciò che si può fare è dipendere affettivamente da persone che sanno co-costruire con noi un buon legame, che dà sviluppo, trasformazione e crescita.
Purtroppo se nella vita da bambini si incontrano genitori impossibilitati a co-costruire un legame che permetta una individuazione, cioè una possibilità di diventare ciò che potenzialmente si è, ricorrere ad una psicoanalisi può essere un’ottima scelta per darsi una seconda possibilità. L’analista dovrebbe essere in grado, se il paziente glielo permette e/o se l’analista è all’altezza, di fornire un nuovo legame, una nuova dipendenza in cui l’Essere della persona possa riprendere forma e vitalità, cioè pulsione di vita, e quindi Essere ciò che autenticamente si vuole Essere nonostante e con il passato vissuto.

 

a cura del Dott. Simone Maschietto -  Coordinatore Centro Clinico SPP dell'Adulto

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